Ricognizione
La prima fase si è svolta nella primavera del 2013, con una settimana di ricognizione fisica sul campo e relativa raccolta di materiali di superficie. L’area interessata è stata divisa in quadrati e rettangoli per evidenziare le zone con maggiore accumulo di manufatti. Queste operazioni preliminari si sono svolte con l’ausilio di moderne tecnologie di telerilevamento satellitare e di indagini geofisiche non invasive sul terreno, attraverso l’utilizzo di strumentazione tecnica all’avanguardia.
Per queste operazioni ci si è avvalsi della collaborazione del dott. Luca Lanteri dell’Università di Viterbo e dell’équipe del prof. Gaetano Ranieri del Dipartimento di Ingegneria del Territorio dell’Università di Cagliari.
A questa fase ha fatto seguito la campionatura dei materiali ceramici di superficie, svolta da membri dello staff, studenti della Scuola di Specializzazione in Archeologia dell’ateneo cagliaritano e collaboratori della cattedra, sotto il coordinamento dei responsabili delle operazioni sul campo, la dott.ssa Romina Carboni e il dott. Emiliano Cruccas.
Prima campagna di scavo
Sulla base delle emergenze individuate nel corso
della ricognizione si è deciso di concentrare le indagini su due aree,
denominate area Alfa e area Beta, collocate nella porzione meridionale
della particella in esame. Nella prima area sono venuti alla luce
lacerti murari pertinenti ad una struttura di incerta destinazione, ma
contigui ad una fossa con una grande quantità di materiale ceramico e
coroplastica votiva, forse legati alla dismissione di un’area sacra.
Nella seconda area è stato riportato alla luce un tratto di strada con
grossi basoli di andesite, verosimilmente prosecuzione dell’arteria E-F che costeggia sul lato orientale la cosiddetta Insula A.
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